Vivere con, vivere come

Trascorrere due mesi in Kenya, non è fare “semplicemente” volontariato, ma è vivere con e come la gente del luogo, avvicinandosi a loro con il corpo ma soprattutto con l’anima. Mangiare dallo stesso piatto, cantare mano nella mano e pregare, unendo spiritualità che di norma distano migliaia di km e periodi storici diversi. Queste sono esperienze che abbattono qualsiasi pregiudizio e che segnano in maniera indelebile il percorso di vita di entrambi. Sorprendenti sono le amicizie che, a fronte di distanze culturali e fisiche, continuano a mantenersi, facendomi rivivere quello che considero “il periodo più bello della mia vita”.

vivere con vivere come

Dopo il primo periodo nel quale sono rimasta solo neutralmente affascinata, ho potuto in seguito vedere e comprendere anche l’altra faccia dell’Africa. Modi di vivere, sistemi educativi, comportamenti molto lontani da quelli che sono gli standard con i quali siamo cresciuti nella nostra società e che quindi spesso lasciano senza parole, fanno reagire di impulso, con la presunzione di volere cambiare le cose per far seguire un modello che noi definiamo “giusto”. Fare, infatti, “sano” volontariato non è semplice: è essenziale adattarsi al loro modo di vivere senza avere l’arroganza di volersi imporre e cambiare la loro vita. Dobbiamo essere delle stampelle che supportano e guidano una popolazione verso la piena autonomia, in modo che possa poi camminare con le proprie forze verso un futuro dignitoso.
Il volontariato è una vocazione, non lo fai per mostrarti, non lo fai per riconoscenza, lo fai perché lo senti dentro come una forza irrefrenabile che ti porta in terre dai sapori e odori forti, terre difficili e contraddittorie dove l’uomo poco fa e tanto disfa. Terre nelle quali però ti senti a casa, perché ti senti parte di quella gente. Ed è quindi sempre lì che vorresti tornare, lì dove ti sei sentito te stesso, dove sei venuto a contatto con la vera essenza della vita. È un’esperienza che ti lascia un marchio indelebile nel profondo ed anche il ritorno a casa si rivela molto duro ed impattante: ti senti disorientato e non trovi più senso in molte cose che ti circondano e che prima facevano naturalmente parte della tua quotidianità; ma dopo alcuni mesi vieni nuovamente travolto da quello che il Mondo Occidentale è.
L’importante è rivivere periodicamente quelle emozioni, quei ricordi attraverso un continuo volontariato anche qui tra noi, in modo da mantenere il rapporto vivo per poter creare qualcosa di concreto come questa Associazione è stata veramente in grado di fare.

Marika Bernardi